Gemelli identici, con un Dna ‘copincolla’ capace di beffare test e investigatori? A scovare fra i due il criminale sarà un cane molecolare, addestrato ad hoc per seguire e distinguere le impronte olfattive: sono come quelle digitali, non ne esiste una uguale all’altra. E sono diverse anche nel caso di gemelli identici.

A spiegarlo all’AdnKronos Salute è Andrea Mazzatenta, docente di Psicobiologia e Psicologia animale all’Università di Teramo, che riporta i risultati di uno studio pubblicato su ‘Plos One’. Nei giorni scorsi Mazzatenta ha partecipato all’incontro ‘I cani nell’investigazione scientifica: da ausilio a strumento di prova’, a Teramo.

L’odorologia forense è una disciplina al confine tra criminalistica e criminologia, sviluppata in Germania negli anni ’40 e poi “esportata” nell’ex blocco sovietico e in Argentina. Oggi è praticata anche in Slovacchia, Finlandia e soprattutto in Francia, dove esistono anche delle odoroteche: biblioteche degli odori di autori di reati. Qui, in appositi barattoli e su garze ad hoc, è conservata l’impronta olfattiva dei criminali e i cani sono allenati a riconoscerle, con percentuali di successo superiori al 98%”. L’idea dei ricercatori è quella di sfruttare al meglio le capacità olfattive dei quattrozampe.

Non ci sono razze superiori ad altre,
anche perché la selezione non è mirata ai geni olfattivi.”
Andrea Mazzatenta

In questo campo – assicura Mazzatenta, tra i fondatori della Società italiana di scienze cinofile forensi – un meticcio può lavorare bene come un esemplare blasonato. E il suo contributo può essere fondamentale per le indagini. Se, ad esempio, il sospetto autore di una violenza ha un gemello identico – ribadisce – le tracce del Dna da sole non bastano. Il cane addestrato può invece distinguere fra i due gemelli dall’odore: alimentazione, scelte di vita e colonizzazione batterica renderanno le tracce dei fratelli identici molto diverse al naso del cane”.

Ma quanti odori può distinguere un cane? “In teoria infinite combinazioni – risponde l’esperto – Nel naso del cane i neuroni bipolari hanno più di 100 ciglia, in quello dell’uomo circa 10. Sulle ciglia ci sono i recettori per gli odori, e dunque si capisce come questo animale abbia una sensibilità 10 volte maggiore. Il cane ha inoltre 900 recettori olfattivi contro i 400 dell’uomo, e mille geni per questi recettori che sono tutti espressi, mentre negli esseri umani non lo sono. Un tratto ‘dormiente’, il nostro, che però potrebbe ancora attivarsi nel corso dell’evoluzione”.

Per il momento, però, i cani “grazie al loro naso ‘vedono’ il mondo con sfumature inimmaginabili per noi – prosegue Mazzatenta – Con il Laboratorio Dog Olfactory & Cognition (Doc Lab) e la dottoressa Sara Ussoli abbiamo anche eseguito dei test con i cani molecolari sulla capacità di ritrovare persone disperse. Abbiamo montato un Gps su animali e volontari, fatto annusare velocemente ai cani degli indumenti di questi ultimi, mentre dei figuranti sporcavano l’area con il loro odore. Poi gli animali si sono messi in pista per trovare chi si era perduto. Così abbiamo potuto capire quali tecniche erano più efficaci per la ricerca e il ritrovamento dei dispersi, con il minor stress possibile per l’animale”.

Le potenzialità per le forze dell’ordine sono notevoli. Nell’incontro di Teramo c’erano esponenti della Guardia di Finanza, della Polizia e dei Carabinieri, Unità cinofile, avvocati e Protezione civile. “In questa occasione abbiamo eseguito prove di ricerca di acceleranti della combustione o di microspie: anche queste sostanze hanno una forte impronta olfattiva, che le rende distinguibili per gli animali. E i cani – conclude l’esperto – le hanno trovate ‘a naso'”.

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